The last frontier
Published on number 50 of Images, Novembre 2022
The Last Frontier è il nome della ristrutturazione eseguita su questo edificio, l’ultimo fabbricato residenziale nel comprensorio del Monte Bianco, prima del vicino confine francese. L’immobile vanta una lunghissima storia, infatti è presente sul territorio da più di due secoli. Alcune testimonianze fotografiche della fine del 1800 lo ritraggono ad uso agricolo immerso nei verdi pascoli, oggi occupati da una rigogliosa foresta di abeti rossi.
Solo nei giorni nostri è stato nuovamente utilizzato e destinato a dimora di vacanza, in particolare nella stagione estiva. La sua collocazione, infatti, complica non poco l’accesso durante il periodo invernale; forse è proprio la delocalizzazione geografica che rende la sua architettura ancora più unica e speciale. Particolarità dell’intero fabbricato è il tetto a padiglione aperto sui tre lati: ciò crea un naturale “cannocchiale” puntato sulla catena del Monte Bianco con i suoi 4810 metri in primo piano. La realizzazione del tetto con il tronco tondo (uso fiume) è stata ripresa dalle linee architettoniche dell’edificio originale. Il recente intervento di ristrutturazione ha visto l’utilizzo delle più avanzate tecniche costruttive ma ha filologicamente conservato il più possibile l’originale fabbricato, questo almeno, per quanto riguarda i materiali: legno e pietra esistenti, sono stati tutti riutilizzati fino all’ultimo “concio”.
La parte in levazione è stata realizzata in bioedilizia con il rivestimento di pietre recuperate, gli interni sono stati rispettosamente realizzati in legno di abete e larice antico.
Volutamente le parti nuove si sono inserite nel contesto con un netto contrasto cromatico e di materiali, in particolare spicca il rivestimento della cucina in moderno Hpl stratificato ad alta densità (innovativo materiale con eccellenti caratteristiche di resistenza e versatilità, ideale per la realizzazione di sistemi d’arredo autoportanti). Un camino a legna garantisce un’ottima integrazione di comfort nei periodi invernali, anche se le altissime prestazioni energetiche dell’intero edificio accumulano calore quasi in eccesso. Il tavolo da pranzo è stato recuperato dalle travi principali del vecchio fabbricato che un artigiano locale ha saputo interpretare ridando nuova vita ad un elemento che sembrava inutilizzabile a prima vista. Anche in questo caso il basamento è stato eseguito in contrasto, con una centina in acciaio verniciato a polvere. L’illuminazione è prevalentemente realizzata in modo puntuale con spot a semi-incasso che sono stati pensati già dalle prime bozze di progetto, in quanto immediatamente cablati all’interno della copertura: ne risultano spazi pieni e vuoti, con una suggestiva atmosfera quasi museale, fatta eccezione per l’imponente lampadario sul tavolo, dove una sequenza di elementi in vetro illuminati a led crea una luce a 360° nella zona pranzo.
Questa remota dimora, progettata con passione e realizzata con dovizia di dettagli è il luogo perfetto per ritrovare l’intimità della famiglia o per godere della compagnia degli amici in un ambiente suggestivo e accogliente.